DI SPALLE dal ciclo “IBRIDO” di Luciano Di Gregorio

DI SPALLE dal ciclo “IBRIDO” di Luciano Di Gregorio Nel silenzio bianco dello spazio, il corpo umano si fa enigma. “Di Spalle” di Luciano Di Gregorio ribalta la consueta frontalità dello sguardo, invitandoci a contemplare ciò che di solito resta nascosto: la schiena, la superficie vulnerabile e forte dell’essere. L’immagine, priva di volto, priva di identità dichiarata, diventa una metafora della condizione contemporanea: un’umanità che si ritrae, che si protegge e allo stesso tempo si espone. Le mani, sospese nell’aria come in un gesto di invocazione o metamorfosi, amplificano la tensione del corpo — un corpo che non è più semplice anatomia ma linguaggio, segno, scultura viva. Nel ciclo IBRIDO, Di Gregorio esplora la fusione tra organico e concettuale, tra realtà e artificio digitale. Qui il corpo, pur essendo umano, si trasforma in una forma quasi scultorea, levigata e luminosa, come se fosse un materiale nuovo, un ibrido tra carne e idea. La pelle si fa marmo e luce, il movimento diventa icona. “Di Spalle” parla di assenza e di presenza, di distanza e di intimità. L’assenza del volto non è un vuoto, ma uno spazio aperto alla proiezione dello spettatore: chi guarda completa l’immagine, la abita, la riconosce.Nel gesto delle mani si avverte un’eco ancestrale, un richiamo al gesto artistico primigenio — quello di chi plasma, invoca, modella. Luciano Di Gregorio ci invita così a un rovesciamento dello sguardo: guardare “di spalle” significa andare oltre la superficie, scoprire il linguaggio silenzioso del corpo, lasciarsi toccare dal mistero dell’umano nell’epoca dell’ibridazione digitale.

“Sensazioni Addosso”: l’alchimia visiva di Luciano Di Gregorio tra memoria, icone e metamorfosi

Nel nuovo capitolo del ciclo ICONOCLASTICA, Luciano Di Gregorio ci consegna Sensazioni Addosso, un’opera che si impone come un’ode alla fragilità e alla potenza dell’immaginario. La figura femminile, sospesa tra il reale e il visionario, si presenta come un’apparizione: volto diafano, labbra carminio, colletto rinascimentale che sembra respirare da solo. Ma è sullo sfondo – e sulla pelle stessa del soggetto – che avviene la vera rivoluzione percettiva: una folla di presenze, impronte di colore e ombre aranciate, si sovrappongono al corpo trasformandolo in palinsesto emotivo. Di Gregorio lavora come un regista dell’inconscio: ogni dettaglio diventa vibrazione psichica. Le pennellate digitali e fotografiche, fuse in un unico respiro, raccontano di un’umanità molteplice, stratificata, che abita la stessa carne. È come se il corpo ritratto fosse un campo magnetico capace di attrarre memorie, sogni e paure collettive. Il titolo Sensazioni Addosso suggerisce una fisicità emotiva: ciò che proviamo non resta astratto, ma ci veste, ci avvolge, ci trasforma. In questa chiave l’opera diventa specchio della contemporaneità, dove l’individuo è continuamente attraversato da flussi di immagini, notizie e stimoli sensoriali. L’impianto compositivo rimanda al ritratto fiammingo e al Rinascimento italiano, ma l’approccio è decisamente post-digitale: il tempo pittorico si scontra con la rapidità dell’elaborazione fotografica, generando un cortocircuito tra tradizione e futuro. Questo è il cuore di ICONOCLASTICA: non distruggere le icone, ma re-immaginarle, scardinarle dall’immobilità per restituirle vive, pulsanti. Di Gregorio invita lo spettatore a non fermarsi alla superficie estetica, ma a percepire l’opera come esperienza sensoriale totale. Sensazioni Addosso non si guarda soltanto: si sente, si indossa, si respira.