Nel nuovo capitolo del ciclo ICONOCLASTICA, Luciano Di Gregorio ci consegna Sensazioni Addosso, un’opera che si impone come un’ode alla fragilità e alla potenza dell’immaginario. La figura femminile, sospesa tra il reale e il visionario, si presenta come un’apparizione: volto diafano, labbra carminio, colletto rinascimentale che sembra respirare da solo. Ma è sullo sfondo – e sulla pelle stessa del soggetto – che avviene la vera rivoluzione percettiva: una folla di presenze, impronte di colore e ombre aranciate, si sovrappongono al corpo trasformandolo in palinsesto emotivo.
Di Gregorio lavora come un regista dell’inconscio: ogni dettaglio diventa vibrazione psichica. Le pennellate digitali e fotografiche, fuse in un unico respiro, raccontano di un’umanità molteplice, stratificata, che abita la stessa carne. È come se il corpo ritratto fosse un campo magnetico capace di attrarre memorie, sogni e paure collettive.
Il titolo Sensazioni Addosso suggerisce una fisicità emotiva: ciò che proviamo non resta astratto, ma ci veste, ci avvolge, ci trasforma. In questa chiave l’opera diventa specchio della contemporaneità, dove l’individuo è continuamente attraversato da flussi di immagini, notizie e stimoli sensoriali.
L’impianto compositivo rimanda al ritratto fiammingo e al Rinascimento italiano, ma l’approccio è decisamente post-digitale: il tempo pittorico si scontra con la rapidità dell’elaborazione fotografica, generando un cortocircuito tra tradizione e futuro. Questo è il cuore di ICONOCLASTICA: non distruggere le icone, ma re-immaginarle, scardinarle dall’immobilità per restituirle vive, pulsanti.
Di Gregorio invita lo spettatore a non fermarsi alla superficie estetica, ma a percepire l’opera come esperienza sensoriale totale. Sensazioni Addosso non si guarda soltanto: si sente, si indossa, si respira.